Infezione da papillomavirus: tanti punti interrogativi su sicurezza ed efficacia del vaccino Gardasil


Il magazine canadese MacLean’s ha dedicato ampio spazio al tema della vaccinazione contro il papillomavirus ( HPV ) nell’articolo Our girls are not guinea pigs ( le nostre ragazze non sono cavie ).

L’articolo si apre con il caso di Emily Cunningham, una ragazza di 18 anni, che la mattina dopo aver ricevuto un’iniezione di Gardasil, un vaccino quadrivalente contro il virus HPV, si è svegliata con il mal di testa e dolori al collo e alla schiena.
Alle 9 di sera la ragazza aveva accusato febbre molto alta e durante la notte aveva delirato.
Il giorno seguente, Emily non era in grado di camminare senza assistenza. La ragazza è rimasta a letto una settimana.
Nella scuola di Emily, riferisce il padre, altri 3 studenti hanno presentato reazioni avverse dopo somministrazione del vaccino Gardasil.

La storia di Emily è una tra le tante.

Quando l’articolo fu scritto erano 1.637 i casi di reazioni avverse dopo somministrazione del vaccino. A distanza di pochi mesi le segnalazioni di effetti indesiderati giunte al VAERS ( Vaccine Adverse Event Reporting System ), sono salite a 4.031.
Il sistema Vaers è un database di sorveglianza dell’FDA ( Food and Drug Administration ) e dei CDC ( Centers for Disease Control and Prevention ), negli Stati Uniti.

Emily fu vaccinata contemporaneamente con Gardasil e con un vaccino antinfluenzale.

Secondo le Autorità sanitarie, le reazioni avverse prodotte dal vaccino Gardasil sono rare, e non c’è nessuna evidenza che siano da ascrivere al Gardasil.
Tuttavia, desta sospetto che ragazze sane vadano incontro a gravi eventi avversi subito dopo la vaccinazione.

Secondo Abby Lippman, un’epidemiologa della McGill University, che ha pubblicato un editoriale critico sulla vaccinazione di massa contro il papillomavirus, sul Canadian Medical Association Journal ( CMAJ ), non esistono informazioni certe sulla sicurezza e sull’efficacia nel lungo periodo del vaccino Gardasil.
Il rischio è che le ragazze che vengono vaccinate per prime avranno il ruolo di cavie.

MacLean’s ha raccolto storie di genitori di bambine, che si sono ammalate dopo aver ricevuto il vaccino.

Ad una ragazza di Chicago dopo aver ricevuto Gardasil è stata diagnosticata la sindrome di Guillain-Barre, una malattia autoimmune.
La malattia si è presentata con formicoliii alle gambe, che poi si sono estesi alla parte superiore del corpo, ed infine sono diventati così intensi da paralizzare i muscoli.

Secondo John Driscoll, un avvocato dello studio Brown & Crouppen a St Louis negli Stati Uniti, la decisione di dare avvio alla vaccinazione di massa contro il papillomavirus è stata troppo precipitosa, ed in futuro ci potrebbero essere cause legali a causa dei danni provocati dal vaccino.

La sindrome di Guillain-Barre è una delle più gravi reazioni avverse osservate tra le segnalazioni giunte al sistema VAERS.

Molti pazienti, colpiti dalla sindrome di Guillain-Barre, migliorano nell’arco di alcuni mesi; il 30% circa dei soggetti presenta debolezza muscolare residua a distanza di 3 anni.
I difetti residui possono richiedere l’applicazione di apparecchi ortopedici o la chirurgia correttiva. Circa il 10% dei pazienti presenta ricadute dopo un miglioramento iniziale, andando incontro a polineuropatia recidivate cronica.

Secondo Merck Frosst, la filiale canadese di Merck & Co, non ci sono prove che il vaccino Gardasil causi malattia o la morte dei vaccinati. Esiste solamente una reazione temporale, ma non causale.

L’FDA ed i CDC ritengono che non ci sia una relazione tra gravi eventi avversi e la vaccinazione contro il papillomavirus.
Due morti, che sono state segnalate dopo vaccinazione anti-HPV, sarebbero imputabili, secondo l’Autorità statunitense per il controllo dei farmaci, alla pillola contraccettiva.

Le affermazioni di Merck Frosst, FDA e CDC, non incontrano il consenso di tutti, e rimane il sospetto che il vaccino possa in alcuni soggetti causare gravi reazioni avverse.
Del resto Merck & Co fino a pochi giorni dal ritiro dal mercato del suo antinfiammatorio Vioxx ( Rofecoxib ) nel 2004, aveva dichiarato che il farmaco era sicuro. Poi ha ammesso che nel lungo periodo ( dopo 18 mesi ) il farmaco poteva causare infarto miocardico.
L’ammissione di Merck & Co è stata parzialmente contestata da alcuni tra i più importanti cardiologi americani, tra cui Eric Topol, che per la sua denuncia fu successivamente allontanato dalla Cleveland Clinic.

Gli studi con Gardasil sono in corso. Tuttavia colpisce il fatto che i dati scientifici riguardanti le ragazze che dovrebbero essere sottoposte a vaccinazione di massa sono scarsi.
Secondo il Canadian Women’s Health Network sarebbero solo 1.200 le ragazze di 9-15 anni che hanno partecipato agli studi clinici, e per brevi periodi osservazionali. Da ciò si deduce che neppure la società produttrice del vaccino, Merck & Co, possieda dati certi sulla sicurezza del vaccino nel lungo periodo, ed evidenzia come le raccomandazioni dei Comitati Nazionali per l’Immunizzazione siano deboli.

Il Canadian Women’s Health Network sottolinea anche la mancanza di dati di efficacia nel lungo periodo. Attualmente le conoscenze sono a 5 anni. In realtà la protezione dovrebbe essere mantenuta per 20-30 anni, ed è molto probabile che fra alcuni anni emergerà la necessità di un richiamo.

Il vaccino Gardasil non protegge contro tutti i ceppi del papillomavirus ritenuti oncogeni, cioè capaci di dar origine ad un tumore. Il vaccino protegge contro 2 sierotipi ad alto rischio ( 16 e 18 ). Una risposta anticorpale contro questi ceppi potrebbe indurre lo sviluppo di altri ceppi oncogeni ?
La probabilità che si sviluppi un superceppo di papillomavirus è improbabile per il lento evolversi del virus. E’ invece possibile che altri ceppi oncogeni diventino preminenti.

In Alaska, dopo la vaccinazione contro il pneumococco, la malattia pneumococcica, causata da sierotipi diversi da quelli presenti nel vaccino, è aumentata del 140% rispetto al periodo pre-vaccinazione.
Non è noto se Gardasil possa alterare la naturale storia delle infezioni da HPV.

L’infezione da papillomavirus è assai comune. Nella maggioranza dei casi l’infezione si risolve spontaneamente, in media, nell’arco di 1,5 anni.
La trasmissione avviene di norma per contatto tra i genitali.

Il Pap test, effettuato periodicamente, è in grado di prevenire lo sviluppo tumorale dell’infezione.
In Canada, il 79% delle donne tra i 18 ed i 69 anni d’età si è sottoposta a Pap test negli ultimi 3 anni, riducendo in tal modo l’incidenza di tumore invasivo della cervice.
Le persone maggiormente colpite da tumore della cervice sono persone che vivono nell’indigenza, hanno una cattiva alimentazione, una scarsa igiene, e non si sottopongono al Pap test. ( Xagena_2007 )

Fonte: MacLean’s, 2007



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