Tumore alla mammella HER-2 positivo in forma aggressiva, Trastuzumab emtansine dimezza il rischio di recidiva


Sono stati pubblicati i risultati a lungo termine dello studio KATHERINE che, nelle pazienti ad alto rischio di recidiva, ha confrontato Trastuzumab emtansine ( T-dm1; Kadcyla ), il primo coniugato anticorpo-farmaco ad essere stato impiegato per questa neoplasia, con Trastuzumab, ossia lo standard di cura nonché prima terapia mirata anti-HER2.

Lo studio ha coinvolto quasi 1.500 pazienti che non avevano risposto completamente alla terapia neoadiuvante ( terapia somministrata prima dell’intervento chirurgico ) a base di chemioterapia e Trastuzumab, e presentavano un residuo di malattia nel seno o nei linfonodi ascellari, asportato poi con l’operazione. Dopo l’intervento, metà delle pazienti è stata trattata con Trastuzumab e l’altra metà con il Trastuzumab emtansine per 14 cicli.

A distanza di 3 anni, i primi risultati avevano mostrato che il T-dm1 dimezzava il rischio di recidiva e decesso. E ora, dopo oltre 7 anni di follow up, quei dati sono stati confermati: il rischio risulta ancora ridotto del 46%; la sopravvivenza libera da malattia è di oltre l’80% nel gruppo trattato con T-dm1 contro il 67% del gruppo trattato con Trastuzumab.

I risultati dello studio KATHERINE sono destinati a cambiare lo standard di cura per le pazienti con un tumore iniziale HER-2 positivo.

Trastuzumab emtansine è un coniugato anticorpo-farmaco che combina Trastuzumab con il chemioterapico emtansine: il primo si lega alle cellule tumorali che presentano i recettori per HER2 sulla loro superficie, e a quel punto libera il chemioterapico, che uccide la cellula bersaglio in modo selettivo.

Nello studio KATHERINE gli eventi avversi sono stati maggiori nel gruppo trattato con il farmaco sperimentale ma la sicurezza generale è ritenuta accettabile.

In conclusione, il beneficio di Trastuzumab emtansine si è mantenuto costante in tutti i sottogruppi di pazienti. L'analisi ha infatti mostrato la stessa riduzione del rischio di morte e di tumore invasivo, indipendentemente dall'estensione della malattia al momento della presentazione, dallo stato dei recettori ormonali, dal regime di trattamento neoadiuvante, dalla presenza di linfonodi positivi al momento dell'intervento, dall'età e dall’etnia. ( Xagena_2025 )

Fonte: The New England Journal of Medicine, 2025

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